I vestiti da lavoro sono più che semplici vestiti!!!

L'abbigliamento da lavoro obbedisce a codici precisi e si rivela un indicatore di identità.
Possiamo quindi evidenziare che esistono gli abiti da lavoro e gli altri…. E persino quando non li abbiamo scelti e sono stati imposti più o meno esplicitamente dal datore di lavoro o dalla funzione (medico, chirurgo ma anche cuoco, pasticcere o estetista, parrucchiere ecc ...), questi abiti conferiscono un determinato significato all’immagine di coloro che li indossano - ai quali, inoltre, non necessariamente pesano. Si potrebbe tuttavia credere che avere un guardaroba diviso in abiti professionali e personali sia sistematicamente vissuto come un vincolo. Fondamentalmente, lo è. Nel mondo del lavoro, prendiamo in considerazione, se non il giudizio, tradotto a parole o con una smorfia di disapprovo (vedi Miranda in “Il Diavolo veste Prada”), come minimo il guardaroba dei nostri superiori, dei nostri colleghi, collaboratori o della clientela a cui siamo confrontati.
L'abbigliamento è codificato, nessuno è libero.

Questione di mimetismo. E quindi, fa parte dell'etica professionale.
Oltre all'universo mentale così creato (tale professione è associata a tali indumenti), aggiungiamo gli standard di sicurezza: proibiti, ad esempio, gli indumenti troppo larghi perché pericolosi in determinate professioni, obbligatori invece, in altri ambiti, gli  indumenti di ricambio per evitare la circolazione di  malattie professionali causate da agenti che possono inserirsi nelle fibre del tessuto...

In breve, l'abbigliamento riflette i valori economici delle aziende o le modalità operative o ancora l’importanza o meno del ruolo che si ricopre.

Ad ogni modo ha sempre un potente e poco ingenuo significato.