Dal cinema muto americano fino ai giorni nostri, il dentista è rappresentato come una persona prevalentemente cattiva, insensibile e ambiziosa. Sapendo che il cinema esercita un’influenza notevole sul pensiero dello spettatore, è d’obbligo chiedersi: qual è l’effetto che questa rappresentazione produce sui pazienti?

Iniziamo quindi con il conoscere alcune trame dei film più significativi del cinema internazionale in cui l’odontoiatria ha una parte:

In Tell me if it hurts di Richard Massingham (1934), il protagonista che sta mangiando in un elegante ristorante comincia a sentire all’improvviso un terribile mal di denti. Chiama quindi il dentista e si reca presso il suo studio. Aspetta a lungo nella sala d’attesa. Una volta raggiunta la sala di cura, il medico intraprende un trattamento rumoroso facendo provare un terribile dolore al paziente. Costui paga la prestazione e se ne va. Ma la cura è stata inefficace e bisogna che il dentista ricominci l’intervento.

Ne risultano 3 terribili messaggi: il dolore, le apparecchiature di tortura, l’inaffidabilità delle cure e quindi la scarsa competenza dell’odontoiatra.

In Marathon man (il Maratonata) di John Schlesinger(1976), un criminale nazista, per estorcere informazioni al protagonista, gli perfora un dente con un trapano odontoiatrico senza anestesia, sfruttando le competenze della sua antica professione di dentista, in una scena rimasta sinistramente celebre. Il film viene consigliato per la scena del dentista senza dubbio tra le più angoscianti mai viste al cinema.

La scena in questione è facilmente reperibile su youtube e malgrado i 35 anni ormai passati dall’uscita del film, continua a produrre terrore nello spettatore: ambiente squallido, dentista che si prepara all’intervento lavandosi le mani con cura e in modo flemmatico, dialoghi essenziali, primo piano sugli strumenti. Io mi sono fermata qui. Impossibile proseguire. L’angoscia era insopportabile.

In The dentist di Brian Yuzna (1996), un dentista ossessivo scopre il tradimento della moglie. Si vendica utilizzando i suoi metodi di lavoro.

Il film dimostra che l’odontoiatria è una professione meravigliosamente adeguata per torturare e punire. Il dentista è una persona sadica che approfitta del dolore degli altri.

In The dentist II di Brian Yuzna (1998), il sadico Dottor Alan Feinstone è stato arrestato e rinchiuso in un manicomio criminale, ma dopo qualche tempo riesce astutamente a fuggire. Vuole costruirsi una nuova vita, e si stabilisce, sotto falso nome, nella cittadina di campagna Paradise, nel Missouri. Qui sembra aver trovato la tranquillità e l’amore innamorandosi della bella Jamie, ma quando sostituisce l’odontoiatra locale e torna alla sua vecchia professione viene nuovamente assalito dal demone della follia. La fobia del marcio e la pulsione a torturare ed uccidere è troppo forte. Il dentista è tornato!!

Viene quindi naturale pensare che il dentista sia una persona sadica, che approfitta del dolore degli altri e che utilizza strumenti dedicati alla tortura. Il ruolo viene interpretato da attori maschi. I pazienti sono sempre spaventati.

Lo studio dentistico è rappresentato con un elemento principale: la poltrona in cui i pazienti si sdraiano, indifesi, per essere torturati dal dentista.

Un’eccezione: nel film Novocaine di David Atkins (2002), il dentista ha una vita tranquilla e uno studio dentistico avviato. Tutto cambia comunque con l’arrivo di una paziente che lo trascina in una situazione sgradevole. L’ambiente dello studio è tranquillo e trasmette serenità. Forse questa immagine trova la sua spiegazione nel fatto che il padre dello sceneggiatore è dentista….

Questa breve analisi delle trame dei film citati,  ci fa conoscere un’immagine dell’odontoiatria purtroppo quasi sempre caricaturale e negativa. I cineasti non esitano a ingigantire le situazioni e non cercano la verosimiglianza. Vogliono ottenere un determinato risultato:  creare il terrore nello spettatore. Un dentista tranquillo che cura i propri pazienti senza dolore non sembra interessante. Al contrario, l’estrazione di un dente per errore e senza anestesia, è nettamente più divertente.

Un professionista accoglie queste immagini con una probabile serenità perché sa che non succede così negli studi. Ma cosa succede nella testa dei pazienti spettatori? Il cineasta vuole semplicemente trascrivere cinematograficamente un inconscio collettivo? Magari vuole consolidarlo, esaltarlo? Può darsi che, in qualche modo, tutto quello che ha a che fare con i denti e la bocca riporti a ricordi dolorosi vissuti o immaginati che siano.

“ Non sono le cose che turbano gli uomini ma piuttosto le opinioni che si fanno di queste cose” Martin Seligman, nato nel 1942 e fondatore della psicologia positiva.

Se si considera l’affermazione di Seligman come fondata, ci troviamo davanti a due vittime del cinema. Il primo è senza ombra di dubbio il paziente. Influenzato sulla sua visione del dentista quale torturatore. Il secondo è l’odontoiatra che si vede etichettato quale un mostro di cattiveria, insensibile al dolore del paziente.

Come andare quindi a confortare un paziente la cui visione è, per forza di cose, assolutamente negativa ?

I metodi ci sono e sono molteplici. Partono dall’immagine pulita, ordinata, luminosa e moderna dello studio che va a smentire gli ambienti cupi dei film, fino ad arrivare all’uso di accurati approcci verbali con l’utilizzo delle tecniche attuali.

I mezzi di comunicazione tuttavia non fanno la comunicazione, ed è solo l’intelligenza acuta e pronta nonché l’esperienza del medico che risolverà definitivamente i preconcetti del paziente.